Federico Bernardeschi (classe 1994) è un calciatore centrocampista (talvolta attaccante) che da anni promette di passare dalla fase “buon giocatore” a quella di “campione”. Il 24 luglio 2017 è passato a titolo definitivo dalla Fiorentina alla Juventus per 40 milioni di euro (più un 10% alla Fiorentina, in caso di futura rivendita, ma sotto i 5 milioni). Il numero 33 della Vecchia Signora ha giocato malissimo la finale di Supercoppa italiana contro la Lazio: un secondo tempo inguardabile. Dopodiché, di lui si è sentito parlare poco. Però, prima di entrare per qualche istante in campo in Spagna-Italia, è stato inquadrato mentre si pettinava con estrema cura. Infine, è scoppiata la bagarre, quando mercoledì l’attaccante aveva postato su Instagram foto e commento sulla vittoria della Juve contro la Viola.
Che cosa ha scritto di male Bernardeschi? Niente. Un’esultanza social piuttosto tranquilla: , “+3”. Accompagnato da una sua foto di gioco. Ma i suoi ex tifosi lo hanno insultato in massa, sottolineando anche il fatto di essere partito dalla panchina. E di aver giocato pochi istanti. Quindi, scambio di accuse fra il tifosi viola e quelli bianconeri, che hanno preso le difese del proprio giocatore.
Reazione di Bernardeschi: “Non vorrei che da determinati commenti si possano trarre insegnamenti sbagliati! Sono anche un po’ stufo di tutta l’ignoranza del branco, gridata con due bestemmie e 4 parolacce a caso. Che come messaggio lascia il nulla. Andiamo oltre i ragionamenti qualunquisti e basici”.
Qui Bernardeschi sbaglia. Dovrebbe sapere che sui social il calcio viene vissuto come i Romani vivevano le “partite” dei gladiatori al Colosseo. Il calcio in Italia lo si sente così. Ovunque, da Milano a Palermo. Senza considerare l’antica rivalità fra Juve e Fiorentina. Federico non può solo avere gli onori: denaro in quantità per rincorrere una palla. Ha anche oneri: i tifosi sui social. A lui spetta il compito di tranquillizzare gli animi, senza rincarare la dose.